L’agricoltura è una delle attività cruciali per garantire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, soprattutto se condotta secondo principi di sostenibilità.
L’agricoltura sostenibile, infatti, può contribuire significativamente allo sviluppo delle società rurali, alla lotta alla fame e alla tutela delle risorse naturali, mitigando gli effetti del cambiamento climatico.
Vediamo cos’è, quali benefici comporta per il futuro dell’ambiente e delle persone, e come può essere promossa a tutti i livelli della filiera.
Cos’è l’agricoltura sostenibile e su cosa si basa
L’agricoltura sostenibile è un modello di produzione e consumo che si distingue da quello tradizionale e intensivo per l’attenzione all’ambiente e all’impatto che le pratiche di coltivazione e allevamento hanno sulla natura, sulle comunità e sui lavoratori.
L’obiettivo dell’agricoltura sostenibile è infatti rispondere al fabbisogno umano, tenendo conto delle generazioni presenti e future e delle risorse del Pianeta, ovvero “garantendo al contempo la redditività, la salute dell’ambiente e l’equità sociale ed economica”.
La citazione è tratta dalla FAO (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite), che descrive anche i 5 pilastri fondamentali dell’agricoltura sostenibile, ovvero:
- Aumento della produttività, dell’occupazione e del valore aggiunto dei sistemi agroalimentari, attraverso nuove pratiche che limitino l’espansione dei terreni agricoli e favoriscano una gestione attenta e intelligente delle risorse, a partire da quelle idriche ed energetiche;
- Tutela e valorizzazione delle risorse naturali: con azioni di contrasto al loro sfruttamento intensivo, minore utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, riduzione dell’inquinamento delle acque e salvaguardia degli ecosistemi e delle proprietà del suolo;
- Miglioramento dei mezzi di sussistenza e promozione di una crescita economica inclusiva, con condizioni e ambienti di lavoro sicuri, dignitosi e sani;
- Aumento della resilienza delle persone, delle comunità e degli ecosistemi sia sul piano ambientale (ovvero resistenza al cambiamento climatico e ai suoi effetti estremi) che su quello economico (contro l’eccessiva volatilità dei prezzi di mercato);
- Adattamento della governance di settore - pubblica e privata - alle nuove sfide, ovvero la conciliazione delle logiche d’impresa con le necessità del bene comune, per uno sviluppo nel segno dell’equità, della responsabilità e della trasparenza.
Un concetto articolato dunque, che pone sfide su più piani, ambiziose ma non impossibili, incoraggiate e sostenute da diverse politiche e iniziative su scala internazionale.
La situazione in Europa e in Italia
L’agricoltura sostenibile è infatti al centro della Politica Agricola Comune (PAC) e del Green Deal Europeo, di cui fa parte anche la Strategia From Farm to Fork (dal produttore al consumatore). Quest’ultima, nello specifico, punta proprio ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile, ovvero caratterizzato da un impatto ambientale neutro o positivo, capace di mitigare i cambiamenti climatici e di adattarsi ai loro effetti, di invertire la rotta dell’attuale perdita di biodiversità e di garantire a tutti l’accesso a cibo nutriente e sicuro nelle giuste quantità.
Sono questi i benefici assicurati da pratiche agricole responsabili, promosse anche da agevolazioni e incentivi fiscali a livello europeo e nazionale. “Nel settore agricolo” - si legge sul rapporto Greenitaly 2023, realizzato con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica - “la percentuale delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti (nel quinquennio 2018-2022, ndr) risulta essere pari al 41% per le imprese del settore agricoltura (coltivazione e allevamento), mentre percentuali più ridotte si osservano per le imprese della silvicoltura (23%) e della pesca (31%)”.
Ma, avvisano gli autori: “Il futuro dell’agricoltura sarà caratterizzato dalla prevalenza dell’agroecologia e dell’agricoltura digitale, con un aumento delle quantità prodotte e l’ottenimento di prodotti salubri e sostenibili provenienti da filiere agroalimentari perfettamente tracciate”.
Una garanzia di qualità, trasparenza e benessere - per l’ambiente e le persone - che può essere raggiunta attraverso procedure virtuose, già esistenti e applicabili.
Tipi di agricoltura sostenibile
L’agricoltura sostenibile prevede varie tecniche e diverse metodologie. Tra queste rientra, ad esempio, l'agricoltura biologica che predilige l’uso di sostanze naturali rispetto a quelle chimiche di sintesi. È noto infatti che l’impiego di agrofarmaci è una delle principali cause di inquinamento delle risorse naturali. Per questo, secondo la già citata Strategia europea, entro il 2030 il 25% dei terreni agricoli dovrebbe essere trasformato in aree destinate all’agricoltura biologica.
Anche l’agricoltura biodinamica comprende solo preparati naturali e si basa su una visione olistica dell’ecosistema, che rispetta le dinamiche e i ritmi di crescita lenti delle piante.
La permacultura, invece, mette insieme diverse discipline come l’ecologia, la geografia, l’antropologia, la sociologia e la progettazione, per creare un sistema di coltivazione in cui l’uomo si inserisce senza stravolgere l’ambiente e la sua biodiversità.
Tutte queste opzioni traggono enorme beneficio dalla cosiddetta agricoltura di precisione (precision farming, in inglese), ovvero dall’integrazione di strumenti tecnologici che, raccogliendo dati e monitorando i valori e le variazioni del suolo, permettono agli agricoltori di prendere decisioni più informate e accurate. Da questo deriva infatti un maggiore controllo dello stato di salute e delle necessità del campo, che si traduce in una riduzione degli sprechi e in una produzione più efficiente e di qualità.
Buone pratiche per le aziende produttrici
Ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici, almeno del 20% quello di fertilizzanti e del 50% gli antibiotici per gli animali da allevamento: sono questi, insieme a quello già menzionato sull’agricoltura biologica, i traguardi prefissati dalla Farm to Fork.
Ma non sono le uniche buone pratiche che possono essere adottate a livello produttivo.
È essenziale, infatti, ricorrere anche a un modello economico circolare, in cui le materie di scarto vengono riutilizzate e riciclate con vantaggi economici ed ecologici. I reflui zootecnici (letame e altre sostanze prodotte dagli animali da allevamento), così come gli scarti vegetali, possono essere trasformati in fertilizzanti, biogas, bioplastiche e altro ancora. Un processo di recupero che dà nuovo valore ai rifiuti e limita la necessità di acquistare materie prime.
Altro strumento decisivo per la sostenibilità ambientale è il carbon farming, letteralmente coltivazione di carbonio. L’anidride carbonica è infatti tra i principali responsabili della crisi climatica. Grazie a pratiche di assorbimento nel suolo e nelle biomasse delle colture agricole, è possibile però ridurne l’emissione nell’ambiente e dunque l’impatto, contribuendo parallelamente alla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi naturali.
Cosa possono fare distributori e consumatori
Questi sono solo alcuni esempi di attività che possono essere messe in pratica per favorire una produzione sostenibile, ma un approccio più green può essere assunto lungo tutta la filiera. È quello che succede all’interno dei punti vendita Coop, dove i Prodotti a marchio rispondono, per quanto possibile, a criteri di ecocompatibilità e di riduzione delle sostanze nocive per l’ambiente. Fin dal 2019, la Cooperativa ha deciso di investire in un progetto di agricoltura di precisione, raggiungendo un contenuto di residui di pesticidi inferiori del 70% rispetto ai limiti di legge nei prodotti di ben 15 filiere ortofrutticole fresche a marchio.
Anche i consumatori possono fare la loro parte. Come? Con scelte d’acquisto che premiano le aziende che adottano sistemi di agricoltura sostenibile. Comprando prodotti biologici o contrassegnati da altre certificazioni ufficiali, come quella del benessere animale o del commercio equo e solidale, possono infatti influenzare il mercato e condizionare l’offerta. Imparare a leggere bene l’etichetta e informarsi sulla provenienza e le modalità di approvvigionamento e controllo delle materie prime, può aiutare inoltre a fare una spesa più consapevole, con ricadute positive per le tasche e per il Pianeta.