L’educazione sentimentale
Dire, fare, amare: al via la campagna Coop che punta a diffondere anche in Italia l’educazione alle relazioni e prevenire la violenza.
Che cos’hanno in comune la violenza sulle donne con lo stalking, il bullismo, i commenti aggressivi sui social, l’ostilità e l’incapacità di entrare in relazione con gli altri? Sono tutti il contrario del rispetto: frutti velenosi dell’analfabetismo dei sentimenti, una mancata o mala educazione nel riconoscere e gestire le emozioni che esplode in comportamenti dannosi e pericolosi, arrivando fino al femminicidio. Forse, allora, la prossima vittima potrebbe salvarsi se nella società crescesse la consapevolezza dei segnali di disagio, la capacità di distinguere, in qualsiasi rapporto, ciò che è normale da ciò che non lo è, per allontanarsi dai carnefici o chiedere aiuto, trovando supporto per prevenire e arginare gli abusi. Punta a questo l’educazione alle relazioni, comprese l’affettività e la sessualità: materia che oggi nella scuola italiana non c’è, al contrario di quanto avviene in buona parte dell’Europa. Secondo gli italiani ce n’è bisogno? Basta quello che si apprende in famiglia oppure chi altri dovrebbe farla, come, a quale età e in che modo?
Modalità di relazione
Per rispondere a queste domande Coop ha dato il via a una propria indagine, realizzata insieme a Nomisma su un campione di 2mila persone tra i 18 e i 64 anni. Per impostarla e leggerne i risultati è stato coinvolto un comitato scientifico composto da Linda Laura Sabbadini, ex dirigente generale del dipartimento per le statistiche sociali Istat e oggi editorialista, Elisabetta Camussi, docente di psicologia sociale presso l’Università Milano “Bicocca” e presidente della Fondazione Ossicini, e Enrico Galiano, scrittore, insegnante e comunicatore sociale noto per il suo impegno nella diffusione di una didat-tica alternativa. Ebbene, gli esiti della ricerca saranno diffusi in occasione dell’8 marzo sul sito coop.it, con iniziative nei punti vendita e attraverso i media con la campagna Dire, fare, amare, un appello per promuovere l’educazione alle relazioni e portarla come materia nelle scuole. Le Cooperative di Consumatori uniranno così la propria voce e il proprio impegno a quella di altre realtà che hanno già preso posizione a vario titolo sul tema, come l’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied) e Differenza Donna, l’associazione che fra l’altro gestisce il numero antiviolenza 1522. La ricerca di Coop si è rivolta a persone di diverse fasce d’età, con e senza figli, per cercare di comprendere come ritengano giusto affrontare questi temi, a quale età e chi dovrebbe farlo. 3 gli ambiti principali individuati: la relazione di coppia, quella con gli altri in generale e l’educazione sessuale vera e propria. Una nuova materia scolastica basterà a fermare il prossimo femminicida? «Il punto è aiutare le donne e le ragazze a smettere di credere di dover e poter salvare il partner da sole, invece di salvare sé stesse – spiega la professoressa Camussi –: alcuni comportamenti sono un segnale scientificamente riconosciuto di violenza di genere e allo stesso tempo permettono di stimare il rischio di femminicidio che la donna corre. L’educazione alle relazioni serve anche ad imparare a riconoscere ciò su cui noi siamo in grado di intervenire e ciò che, invece, richiede l’intervento di esperti, rende le persone consapevoli che certi comportamenti non devono essere accettati».
Certamente alcune modalità di relazione che si imparano crescendo possono portare a comportamenti disfunzionali verso partner e coetanei, come la violenza di genere, il bullismo e il cyberbullismo. Questi comportamenti hanno a che fare proprio con la mancanza di una educazione alle relazioni che ci renda capaci di comprendere noi stessi e gli altri, di riconoscere e gestire con rispetto e parità le emozioni e i comportamenti propri e altrui: basti pensare al tema del consenso, ossia al no che viene interpretato come un sì. - Elisabetta Camussi
Coop per la parità, tappa dopo tappa
La campagna per l’educazione alle relazioni è una nuova tappa di Close the gap, che da 5 anni porta avanti la battaglia contro tutte le discriminazioni, per una vera parità, dentro e fuori i negozi Coop. In questo ambito, dall’anno scorso Coop Italia e la maggior parte delle Cooperative hanno conseguito o intrapreso il percorso per la Certificazione di Genere, che le impegna a promuovere l’avanzamento professionale delle donne, politiche aziendali che garantiscano le pari opportunità e una cultura attenta all’unicità delle persone, con un processo di miglioramento continuo.
In alcune Cooperative si è dato il via anche all’assunzione di donne vittime di violenza: una scelta che si sta estendendo rapidamente. Intanto, la formazione sulla parità di genere sta coinvolgendo i fornitori di prodotto a marchio Coop con un modulo progettato da Oxfam e Scuola Coop e il tema è approdato anche nelle scuole, con l’Educazione al Consumo Consapevole. Sono oltre 700 le classi che nell’arco dell’ultimo biennio hanno lavorato sul percorso Nuove identità, nuove società, pensato per diffondere la cultura del rispetto e includere tutti.